L’azione astringente, l’attività antinfiammatoria e antisettica urinaria, l’efficacia nel trattamento dell’ipertensione e del diabete. Gli usi e le proprietà degli estratti dell’ Arbutus unedo L.
di Francesco Marino
“…e ti dà gioia e ti dà forza al volo
Giovanni Pascoli – Odi e inni (1906), Odi – Al corbezzolo.
verso la vita ciò che altrui le toglie,
chè metti i fiori quando ogni altro al suolo
getta le foglie;…”
Arbutus unedo L. è una pianta legnosa a portamento arboreo appartenente alla famiglia delle Ericaceae.
Piccolo albero alto 1÷3 m dalla chioma densa appare agli occhi dell’osservatore nel suo habitat naturale come un cespuglio, in realtà esemplari in età avanzata possono raggiungere anche i 12 m di altezza. Pianta sempreverde dalla spiccata longevità, presenta foglie alterne, coriacee, seghettate dal colore verde scuro.
Da Ottobre a Gennaio si presentano con corolla bianca-verdastra dalle sfumature rosee i fiori pendenti, portati da racemi composti.
Il frutto è una bacca globosa rossa a maturità avvenuta.
La droga della specie officinale è rappresentata dalle foglie e dalla radice. La specie è diffusa in tutta la regione mediterranea il suo habitat naturale è la macchia mediterranea, la specie predilige luoghi caratteristici come boscaglie, zone rocciose e querceti.
La pianta rappresenta uno dei rimedi curativi della medicina tradizionale delle popolazioni del mediterraneo. Specie già nota in epoca classica e romana, ritenuta una pianta magica in grado di allontanare il male, veniva utilizzata a scopo medicamentoso come diuretico, antisettico urinario e antidiarroico.
Etimologia
Arbutus: nome latino del corbezzolo in Virgilio, probabile derivazione da arboralbero,
Arbutus probabile derivazione celtica “ar” = aspro “butus” = cespuglio,
unedo: nome latino del corbezzolo, sia l’albero che il frutto, in Plinio e Columella, derivato da unum edo ne mangio uno solo, riferimento i frutti che se mangiati troppi davano senso di nausea e stitichezza.
Proprietà
Depurative, antibatteriche e antimicotiche le foglie di Arbutus unedo L. presentano attività antinfiammatoria, antidiarroica, antipertensiva e antidiabetica.
Dall’ effetto astringente trovano impiego come antisettico nel trattamento di cistiti e infezioni delle vie urinarie.
L’efficacia terapeutica delle foglie è attribuita alla presenza di molecole bioattive nel profilo metabolico, appartenenti alla classe dei flavonoidi, oli essenziale, glucosidi fenolici idrochinoni e tannini.
In particolare, l’azione antisettica è data dalla presenza dei costituenti glucosidi fenolici idrochinoni (arbutina, metilarbutina).
Dalle proprietà ipoglicemizzanti, le radici di Arbutus unedo L svolgono azione antibatterica nei confronti delle specie batteriche Escherichia coli e Staphylococcus aureus.
L’attività svolta dagli estratti della radice è data dalla presenza di principi attivi quali tannini, flavonoidi, saponine e alcaloidi.
Formulazioni Erboristiche
I principali preparati erboristici derivati dalla specie Arbutus unedo L. sono:
- Decotto: (si utilizza il taglio tisana delle foglie o delle radici);
- Tintura madre (macerato idroalcolico delle radici fresche o delle foglie fresche);
NOTA: Per ottenere l’effetto terapeutico in caso di infezioni delle vie urinarie le formulazioni erboristiche a base di estratti di Arbutus unedo L. richiedono un’urina alcalina affinché si generi l’idrochinone dall’arbutina.
Corbezzolo tra storia e curiosità
“…e contenti dei cibi creati senza la costrizione di nessuno raccoglievano frutti di corbezzolo e fragole montane…” Nel poema epico-mitologico Le Metamorfosi, il poeta Publio Ovidio Nasone cita il corbezzolo descrivendo la vita nell’età dell’Oro.
“…Altri al suo corpo, altri a la bara intenti, avean di quercia, d’àrbuto e di tali altri agresti rami fatto un ferètro di virgulti intesto…” (Virgilio, Eneide, XI, vv. 64-65) nel Libro XI dell’Eneide, Virgilio narra della preparazione da parte di Enea del convoglio funebre che accompagnerà il corpo esamine di Pallante agiato su rami di corbezzolo. Pallante era figlio di Evandro re degli Arcadi, ucciso per mano di Turno.
Arbutus unedo L. è considerata pianta nazionale d’Italia.
Il verde delle foglie, il bianco dei fiori e il rosso delle bacche richiama il tricolore della bandiera italiana.
Il Corbezzolo è uno dei simboli patri italiani.
La specie Arbutus unedo L., data la presenza di foglie, fiori e frutti nella stagione autunnale, e icolori che da questi ne derivano la pianta fu considerata simbolo nazionale nel Risorgimento.
Il Poeta Giovanni Pascoli nella raccolta Odi e inni, contempla la morte di Pallante, considerato primo martire della causa nazionale nell’ode “Al corbezzolo.”
L’indagine Etnobotanica attesta l’antico utilizzo della specie nella tradizione popolare di alcune regioni d’Italia, infatti dal nome Greco della specie κόμαρος (Corbezzolo), derivano i nomi dialettali con i quali si designano frutti e pianta della specie Arbutus unedo L.
Nello specifico cacumbaru (pianta), cacumbari (frutti) in Calabria, e cocomero (pianta), cocomeri (frutti) nelle Marche.
«D’azzurro al braccio destro umano di carnagione, piegato in iscaglione scorciato e rovesciato ed impugnante un ramoscello di corbezzolo al naturale in sbarra fruttato di due bacche d’oro»
(Blasonario dello stemma della provincia di Ancona)
La cospicua presenza della specie Arbutus unedo L. nella flora spontanea Marchigiana, ne fa un carattere rappresentativo di un territorio. Ritroviamo infatti un ramoscello di corbezzolo dai frutti dorati è raffigurato nello stemma della provincia di Ancona.
L’habitat della specie nella regione del mediterraneo è caratteristica esemplificativa della storia dei territori che la ospitano, il Corbezzolo è raffigurato insieme ad un Orso nella bandiera della Città di Madrid.
Nel 1222 il Re Alfonso VII dovette intervenire nei dissapori tra Clero e il Consiglio della città, causati dalla mancanza di una spartizione equa delle terre, così donò al Clero la gestione dei foraggi e alla città quella del legname e la selvaggina. Da quel momento il Madroño (Corbezzolo) che cresceva abbondante nelle terre che circondavano la città fu aggiunto al simbolo di Madrid.
Oso y el Madroño è un famoso monumento collocato a Puerta del Sol (Madrid) dello scultore Antonio Navarro Santafé.
Il nome del Monte Conero 572 mt, rilievo dell’Appennino Umbro-Marchigiano, si pensa derivi dal greco κόμαρος (corbezzolo) da questo Conero: Monte dei corbezzoli.
Arbutus unedo L. intreccia la sua storia nella tradizione mistico-religiosa popolare dei “baccanti”, era prassi il 28 Ottobre ricorre celebrare l’albero recandosi nei boschi a raccogliere e cibarsi dei frutti maturi, e festeggiare fino a tarda sera. Sempre nella tradizione popolare mediterranea era uso adornare gli usci delle case, delle stalle e le culle dei neonati con rami di corbezzolo per proteggere dagli spiriti malvagi.
La tradizione si lega alla leggenda tratta dal VI Libro, Cap. II dei i Fasti di Ovidio: “…Protinus ter tangit postes in ordine fronde arbutea: ter notat limma fronde arbutea…”, il racconto narra del piccolo Proca futuro re di Alba Longa, attaccato nella propria culla dalle Strigi, esseri mitologici, simili ad uccelli notturni che di notte attaccavano i bambini nelle culle lacerandone le viscere e bevendone il sangue, fu protetto e sanato con un ramo di corbezzolo dalla ninfa Cardia.
Il lepidottero Charaxes jasius è chiamata la “ninfa del corbezzolo”. La farfalla nella fase larvale si nutre esclusivamente delle foglie della specie Arbutus unedo L., mentre gli adulti prediligono i liquidi zuccherini dei frutti. Quello della Charaxes jasius e la specie Arbutus unedo L. rappresenta un importante esempio di equilibrio della catena trofica dell’ecosistema della Macchia Mediterranea, equilibrio messo a repentaglio giornalmente dalla stolta incoscienza della mano umana che con incendi e selvaggi interventi meccanici muta la vita negli ecosistemi naturali.
I frutti ricchi di β-Carotene, Licopene e Vitamina C presentano un notevole profilo metabolico caratterizzato dalla presenza di acidi fenolici, flavonoidi.
I frutti sono utilizzati nella preparazione di confetture e mostarde.
In Corsica, Algeria e nelle zone del promontorio del Conero (Marche) dalla fermentazione dei frutti si ottiene una bevanda leggermente alcolica e frizzante chiamata: “vino di corbezzolo”
In Sardegna dalla distillazione dei frutti si ottiene “acquavite di corbezzolo”, invece il legno è utilizzato per la costruzione del “su pilìsu”, strumento utilizzato per rompere la cagliata del latte.
Nella tradizione liquoristica popolare, dalla macerazione dei frutti in soluzione alcolica si ottiene un liquore chiamato Aguardente de Medronhos (Portogallo) e “Arbuto del Monte” (nella regione italiana delle Marche).
Dal caratteristico gusto aromatico e il sapore amarognolo, il miele di corbezzolo è uno dei più pregiati mieli di stagione.
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