Cardioprotettivo, antipertensivo, antiaritmico, sedativo nervoso, rilassa e dona benessere mentale, tutte le proprietà e i benefici del Biancospino in Erboristeria.
di Francesco Marino
“…V’è una fontana detta Barenton, di romantica fama, in quei « selvaggi boschi di Brocelianda », dove, se la leggenda è vera, il mago Merlino ancora dorme il suo magico sonno all’ombra del biancospino…”
Frazer J.G., Il ramo d’oro, p123
Il genere Crataegus L. comprende arbusti e piccoli alberi a portamento cespuglioso appartenenti alla famiglia delle Rosaceae.
Tradizionalmente nei laboratori e officine erboristiche per la preparazione di preparati e composti fitoterapici si utilizzano le foglie, i fiori e i frutti delle specie officinali Crataegus monogyna Jacq. e Crataegus laevigata (Poir.) DC. entrambe note con il nome volgare di Biancospino.
Le due specie sono molto simili tra di loro, sia per l’efficacia dell’azione terapeutica esercitata, sia per alcuni caratteri morfologici, somiglianza questa, che rappresenta da sempre un “rompicapo” per gli studiosi e cultori delle materie botaniche.
Di seguito verrà indicata la descrizione separata delle due specie evidenziando in grassetto quelli che sono ritenuti i principali caratteri differenziali per “individui ben tipici”, integrando con le linee guida presenti in Pignatti S. 1982, Volume I – Flora d’Italia, Edagricole, Bologna, pg. 612. Altre caratteristiche verranno riportate nella sezione curiosità, nella parte finale di questo articolo.
Crataegus monogyna Jacq. è un piccolo albero a carattere cespuglioso. Indicato con il nome volgare di Biancospino Comune presenta foglie caduche, alterne, con 3-7 lobi molto profondi con dentellatura limitata all’apice. La pagina superiore della foglia è di colore verde brillante quella inferiore verde glaucescente. Da Maggio a Giugno si presentano i fiori dalla corolla dal colore bianco leggermente rosato portati da corimbi multiflori. I fiori di questa specie presentano un solo stilo. La specie spontanea è presente dall’Europa al Giappone. L’habitat della specie è costituito da boschi xerofili, margini di boschi, macchie, siepi, boscaglie da 0 sino ai 1500mt.
Crataegus laevigata (Poir.) DC. piccolo albero a portamento cespuglioso, presenta foglie alterne con 1 o 2 lobi poco profondi per lato con dentellatura continua. La specie nota con il nome volgare di Biancospino selvatico è spontanea nell’Europa Occidentale nelle zone a clima temperato che vanno dalla Francia all’Ucraina. Da Aprile a Giugno densi corimbi fanno da supporto a fiori dal colore bianco. I fiori di questa specie presentano due o tre stili. L’habitat di preferenza della specie è rappresentato da zone ombrose, boschi caducifogli, specialmente querceti dai 0 ai 1200mt.
Etimologia
Crataegus: Il nome del genere deriva da l greco “Kratos” = forza, in riferimento alla robustezza della pianta e in particolare del legno;
monogyna: dal greco “mónos” = unico e “gynè” = femmina indica che il fiore ha 1 solo pistillo che è l’organo riproduttore femminile;
laevigata: latino “laevigatus” = liscio.
Proprietà
Antipertensivo, antiaritmico in grado di migliorare la circolazione coronarica, l’estratto delle sommità fiorite e dei frutti del Biancospino presenta effetto positivo sulla contrattilità del miocardio.
L’efficacia terapeutica di C. monogyna e C.laevigata sono da attribuire al profilo metabolico costituito da molecole bioattive appartenente alla classe dei flavonoidi (iperoside, vitexina, isovitexina, rutina), triterpeni pentaciclici (acido oleanolico, acido ursolico, acido acantolico, acido crataegolico), proantocianidine (catechina ed epicatechina).
L’azione terapeutica a livello cardiaco data dal Biancospino è determinata dalla sinergia dei diversi componenti che esercitano insieme effetti: inotropo positivo (aumento della contrattilità cardiaca), cronotropo negativo (riduzione della frequenza cardiaca: effetto antiaritmico), dromotropo positivo (aumento della conduzione atrio-ventricolare), batmotropo negativo (riduzione dell’eccitabilità).
La sinergia esercitata dei diversi componenti conferisce agli estratti della pianta attività terapeutica nella cura di: cuore ipertonico, disturbi ritmici del cuore, extrasistoli, tachicardia, palpitazioni, insufficienze cardiache leggere, cardiopatie degenerative, cuore senile.
Le proprietà degli estratti a base di Biancospino inducono abbassamento della pressione sanguigna, effetto questo, esercitato dal rilascio della muscolatura liscia dei vasi che determina vasodilatazione a livello coronarico e riduzione delle resistenze periferiche.
Le sommità fiorite e i frutti sono utili nel trattamento di tachicardie da ansia e stress, come sedativo nervoso, ipnoinducente e antispasmodico, molto spesso associate a piante come il tiglio, la passiflora e la melissa.
Le gemme sono indicate nel trattamento e nella prevenzione di angina pectoris, precordialgia, nella cura di ipertensione, eretismo cardiaco, stress, ansia e insonnia.
Formulazioni Erboristiche
I principali preparati erboristici derivati dalle specie C. monogyna e C.laevigata sono:
- Decotto: (si utilizza il taglio tisana delle foglie e dei frutti);
- Compresse (formulazioni erboristiche da estratto secco delle foglie e dei fiori);
- Tintura madre (macerato idroalcolico delle foglie, fiori e frutti);
- Gemmoderivato (macerato idroglicerico 1DH delle gemme fresche);
Biancospino tra storia e curiosità
In siti archeologici risalenti al Neolitico sono stati ritrovati semi dei frutti di Biancospino.
I Romani dedicarono il Biancospino a Maia, dea del mese di Maggio e della castità.
L’uso terapeutico della pianta è attestato dal XIII secolo.
I frutti sono molto apprezzati dai voltili, la disseminazione della specie è prevalentemente ornitocora, in quanto la dormienza dei semi viene eliminata nello stomaco delle specie volatili che se ne nutrono.
Durante la seconda guerra mondiale in Olanda i frutti erano utilizzati come succedaneo del caffè.
In Belgio la polpa del frutto viene mescolata alla farina per la preparazione del pane.
In cucina i frutti del Biancospino vengono utilizzati per la preparazione di marmellate e fermentati.
I romani ponevano i ramoscelli nelle culle dei bambini per proteggerli dagli spiriti maligni.
Nell’antica Grecia era una pianta fortemente simbolica legata alla speranza.
Nel Medioevo in Europa i frutti erano utilizzati per fare il vino.
Il rapporto di simbiosi tra pianta e funghi è testimoniato dai Calocybe gambosa (Fr.) Donk, fungo commestibile che cresce in prossimità dei cespugli.
Crataegus levigata (Poir.) DC. è sinonimo di Crataegus oxyacantha sensu L.
“Vuole una leggenda che Giuseppe d’Arimatea (importante membro del Sinedrio che insieme a Nicodemo dette sepoltura a Gesù), recandosi in Gran Bretagna per diffondere la parola di Cristo, sbarcando a Glastonbury piantasse un bastone per terra, immediatamente il bastone divenne una pianta di Biancospino. Accanto alla pianta sorse la prima chiesa cattolica d’Inghilterra la cappella di S. Maria, e poi una grandiosa abbazia medioevale, rasa al suolo nel 1539 dopo lo scisma che vide Enrico VIII divenire capo della Chiesa d’Inghilterra. Dallo sbarco di S. Giuseppe d’Arimatea per secoli Biancospini originati dal suo bastone fiorirono 2 volte l’anno: in primavera e la vigilia di Natale, quando un ramoscello veniva portato in dono ai sovrani di Gran Bretagna.” (Marinella Zepigi 16/05/2009 – “Crataegus monogyna Jacq. {ID 2336} – Biancospino comune”. In Acta Plantarum, Forum. Disponibile on line (04/05/2020) https://www.floraitaliae.actaplantarum.org/viewtopic.php?f=95&t=10885)
“…V’è una fontana detta Barenton, di romantica fama, in quei « selvaggi boschi di Brocelianda », dove, se la leggenda è vera, il mago Merlino ancora dorme il suo magico sonno all’ombra del biancospino…”pg123
L’ibridazione tra le due specie C. monogyna e C.laevigata è molto frequente, perciò, nel differenziarle per i caratteri morfologici, solo ed esclusivamente per la morfologia fogliare, ovvero per la profondità dei lobi, non equivale ad un’analisi esaustiva.
La specie Crataegus monogyna Jacq. è presente su tutto il territorio nazionale.
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Bibliografia
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Campanini E., MANUALE PRATICO DI GEMMOTERAPIA II edizione, Tecniche Nuove, 2005
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Frazer J.G., Il ramo d’oro (The Golden Bough), Volume primo, traduzione di Lauro de Bosis, introduzione di Giuseppe Cocchiara, 1973 Editore Boringhieri SpA. pg123.
Holubarsch C. J.F. et all 2008, The efficacy and safety of Crataegus extract WS® 1442 in patients with heart failure: The SPICE trial, Volume10, Issue12, December 2008, Pages 1255-1263, European Jornual of heart Failure.
Marinella Zepigi 16/05/2009 – “Crataegus monogyna Jacq. {ID 2336} – Biancospino comune”. In Acta Plantarum, Forum. Disponibile on line (04/05/2020) https://www.floraitaliae.actaplantarum.org/viewtopic.php?f=95&t=10885
Pignatti S. 1982, Volume I – Flora d’Italia, Edagricole, Via Emilia Levante, 31 Bologna, pg. 612
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