Farina glutan-free, gemmoderivati e tanti benefici per la nostra salute da parte della specie Castanea sativa Mill.
di Francesco Marino
L’arrivo dell’Autunno caratterizza il paesaggio naturale, dal fascino del fall foliage alla bontà dei frutti di stagione, uno tra tutti la castagna.
Castanea sativa Mill. è una pianta dioica appartenente alla famiglia delle Fagaceae. L’albero alto 5÷25 m, presenta un tronco robusto, molto ramificato. Le foglie maschili giallo-verde chiaro riuniti in amenti eretti e lunghi, alla base dei quali si trovano i fiori femminili solitari o raggruppati a 2-3, contenuti nella cupola. I frutti, le castagne, sono acheni (castagne) contenuti in numero di 1-3 nella cupola spinescente. comunemente detta riccio, di colore verde dapprima, giallo-marrone a maturità. Alla specie appartengono piante molto longeve, alcuni individui presenti nel territorio nazionale superano i 500 anni di età. La pianta originaria dell’Asia minore, si diffuse in tutte Europa in età preromanica.
Il Castagno ha rappresentato una grande fonte di sussistenza per le società montane del secolo scorso, Intorno alla pianta ruotava la vita di intere comunità; a fine Ottocento l’importanza della pianta nella società europea riveste un ruolo cruciale, si arriva a coniare il termine “Civiltà del castagno”.
Oltre all’utilizzo dei frutti e della farina che rappresenta un prodotto glutan-free, sono presenti formulazioni erboristiche della specie per il trattamento della tosse convulsiva, e negli edemi di origine linfatica.
Etimologia:
Castanea: dal nome latino del castagno, probabilmente derivato da Kastanáia villaggio della Tessaglia famoso per le sue piante;
sativa: da satum (participio passato di sero seminare, piantare) seminato, piantato: che si semina o pianta, coltivato, domestico.
Proprietà
Il Castagno rappresenta una fonte di benessere per la nostra salute.
Il frutto: noto con il nome di castagna, è nutriente e digeribile, fonte di sostanze biologicamente attive fondamentali per una sana alimentazione. Basti pensare che 100 g di castagne fresche apportano circa 160 Kcal, inoltre presentano un contenuto di fibra pari al 7-8%, un apporto di glucidi zuccherini ed amidacei del 35%, un eccellente contenuto di amminoacidi di qualità tra cui lisina, cisteina e metionina, una bassa percentuale di grassi, sali minerali e di acido fitico, infine possiedono un modesto contenuto di vitamine idrosolubili (B1 e B2), Vitamina C presente nel frutto fresco nell’ordine di 23 mg/100g, e la totale assenza di glutine.
Le foglie: presentano i seguenti principi attivi: tannini, flavonoidi derivati della quercetina, triterpeni (acido ursolico), glucidi, lipidi, protidi nei frutti, vitamina C, B1 e B2 e sali minerali. Sono utilizzate come espettorante, coadiuvanti nei trattamenti della tosse convulsiva.
Le gemme: trovano indicazione nel drenaggio linfatico, negli edemi di origine linfatica, nel’insufficenza venosa, nella pesantezza degli arti inferiori, nella cellulite per ristagno linfatico.
Il riccio: ricchi in carboidrati, amminoacidi essenziali, fibre, tocofenoli, tocotrienoli e polifenoli rappresenta una novità assoluta nel campo della fitocosmesi nel trattamento dermatologico come antiossidante.
La corteccia: decotti di corteccia sono utilizzati per lenire e disinfettare pelli irritate e arrossate.
Formulazioni Erboristiche
I principali preparati derivati dalla specie Castanea sativa Mill.sono:
- Decotti: si utilizza il taglio tisana;
- Tintura madre (macerato idroalcolico delle foglie fresche);
- Gemmoderivato (macerato idroglicerico 1DH delle gemme fresche);
Controindicazioni ed effetti collaterali
Le castagne come frutto non andrebbero assunte da soggetti affetti da colite a causa delle fermentazioni intestinali che possono produrre. L’utilizzo del decotto di corteccia per uso interno è sconsigliato causa la rilevante quantità di tannini che potrebbero causare irritazioni alle mucose interne.
Castanea sativa Mill. tra storia e curiosità
Intorno alla pianta del Castagno ruotava l’economia di sussistenza
di intere comunità.
L’inchiesta agraria di fine 800 attesta che le castagne erano parte integrante
della dieta soprattutto delle popolazioni delle aree più interne e montuose del
Sud Italia. “La legna di castagno era utilizzata per lavori di lunga durata da
bottaio, come doghe, mastelli, tini, secchie, tinozze e barili, ed anche per
arredo (tavole, cassettoni, armadi, porte, persiane, telai per finestre): per
la statistica francese i castagneti di Bagnara, Scilla, Palmi, Seminara, S.
Anna, Melicuccà erano tutti indirizzati alla produzione di cerchi e doghe da
botti destinati al mercato siciliano e internazionale.”
Dalla corteccia e dal legno della specie Castanea sativa Mill.si estraeva il tannino, un composto capace di precipitare i sali dei metalli pesanti, gli alcaloidi e le proteine, utile dunque per la concia delle pelli. L’impiego del legno e della corteccia alla fine dell’800 e inizi del 900 divenne molto consistente a tal punto che nel 1910 si adottò una legge mirata a limitare i danni apportati dalla sopracitata industria ai boschi d’Italia.
Indagini etnobotaniche riportano che dalla corteccia macerata si ricavasse una tintura per la colorazione della lana.
Castanea vesca Gaertn. è sinonimo di Castanea sativa Mill., equivalgono alla stessa specie.
Il riccio, contrariamente a quanto si pensa è il frutto mentre la castagna è il seme.
Il marrone proveniente da alberi coltivati e migliorati
con innesti, si distingue dagli altri frutti per la di un ilo largo e a margini
lisci.
Fra le diverse varietà di Marroni si ricorda: il Marrone Fiorentino,
il Michelangelo e il Marrone di Marradi.
In Italia la castagna del Monte Amiata (Toscana), alcune varietà di marroni: Marrone di Castel del Rio, il Marrone del Mugello, il Marrone di San Zeno, una farina di castagne: farina di Neccio della Garfagnana; un miele di castagno: il miele della Lunigiana e la castagna di Montella (Campania) hanno conseguito il riconoscimento europeo di IGP e DOP.
L’Italia è il Terzo paese produttore di castagne a livello mondiale. Le regioni Campania e Calabria sono le prime regioni castanicole italiane in termini di tonnellate annue prodotte, seguono Lazio, Piemonte e Toscana.
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